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dietro le quinte di Bicé: intervista ai designer 

Lo sapevi? Anche il nostro pianeta ha un’età! Parliamo esattamente di 4,5 miliardi di anni (anno più anno meno!).
Se li porta bene!” potremmo pensare. Infondo la terra ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere, e ci fornisce anche le materie prime per costruire ciò che naturalmente non esiste.

Ma è davvero così?

Inquinamento, sovrappopolazione, insieme allo spreco di fonti di energia e cibo stanno accelerando il processo di invecchiamento del nostro pianeta.
E’ possibile invertire questo processo? Purtroppo no, è nella natura delle cose l’evoluzione e la mutazione. Possiamo tuttavia rallentarlo attraverso scelte più consapevoli.

E tali scelte sono spesso frutto di menti giovani, sicuramente più attente all’ambiente che ci circonda. Come quella di Isato Prugger e Matteo Mariani, i designer della linea Bicé e ideatori di BicéBio.

Li abbiamo intervistati per te in questo articolo!

Dall’alto:
Matteo Mariani e Isato Prugger,
i designer della linea Bicé
e fondatori della Mais Project.

“Quando e come nasce BicéBio?”
“BicéBio è un progetto nato nel 2020, che vuole fornire un’alternativa più sostenibile ai prodotti di largo consumo. Il nostro obiettivo era trovare un’alternativa sostenibile con la quale sostituire i bicchieri in plastica tradizionale dalle nostre tavole, soprattutto ora che la plastica usa e getta non è più commerciabile.” 

“In che modo BicéBio può sostituire i bicchieri in plastica?”
“E’ semplice: Bicébio è un bicchiere realizzato con una bioplastica brevettata a base vegetale, che ha caratteristiche meccaniche di pari livello a una plastica tradizionale.”

“E che differenza c’è tra la plastica tradizionale e la bioplastica di BicéBio?”
“La sostanziale ed enorme differenza è che la bioplastica è compostabile in ambiente industriale. 
Ed è proprio questo il bello di BicéBio! A differenza dei classici bicchieri monouso, che utilizzi e poi butti via, BicéBio può essere smaltito nell’umido, ma è allo stesso tempo riutilizzabile più volte”

“Quando mi dici “riutilizzabile” intendi che lo posso sciacquare e riutilizzare, giusto?”
“In effetti questo è un po’ riduttivo! BicéBio infatti è molto resistente, non resiste solo ai lavaggi a mano, ma anche a quelli in lavastoviglie casalinga e industriale! Infatti uno dei nostri obiettivi è quello di entrare in contatto con mense, aziende e b2b con l’obiettivo di mettere in piedi un sistema di vendita e ritiro dell’usato per poter riciclare al 100% il nostro materiale.

“Quella che viene definita economia circolare insomma…”
“Esattamente, si”

“Al di là dello scopo etico per il quale i bicchieri sono stati concepiti, devo ammetterlo: sono davvero bellissimi anche da vedere, questi “intagli” lo rendono davvero particolare!”
“Grazie! In effetti il nostro intento era realizzare proprio un bicchiere bello e funzionale. E a dirla tutta la texture, gli intaglietti come li hai chiamati tu, caratterizzano il prodotto in maniera perfetta, lo rendono unico diciamo.
Ma non è l’unico motivo per cui abbiamo scelto questo pattern.

“Ad esempio?”
“BicéBio è nato con l’intento di essere un bicchiere adatto a tutta la famiglia. E una texture così, oltre ad essere esteticamente molto accattivante, rende facile l’impugnatura del bicchiere anche ai bambini, che hanno manine più piccole e che spesso fanno cadere i bicchieri troppo lisci e scivolosi”.

“Cosa aggiungere: è un progetto davvero bello e molto ambizioso!”
” … che sta partendo con il piede giusto! Infatti nel 2019 siamo stati premiati al Packaging Innovation di Londra, tra le 30 innovazioni più interessanti del mondo del packaging.”

“Avete insomma portato fieramente la bandiera italiana anche all’estero”
“Esatto, e ti ringraziamo per aver toccato questo tema perché orgogliosamente possiamo dire che siamo stati i primi ad aver realizzato un prodotto di largo consumo riutilizzabile con questo materiale. Ma non solo. Ci teniamo a precisare che BicéBio è un progetto 100% italiano! E’ stato progettato in Italia, e viene prodotto da Cormaf Srl, azienda storica sita in provincia di Milano, che fra l’altro si serve di energia rinnovabile per la produzione